L’Uomo di Grotta Paglicci? Un Africano!

Avevamo ragione tempo fa ad affacciare tale ipotesi, qualche tempo lo ha confermato la ricostruzione del suo volto ad opera di Stefano Ricci dell’Università degli Studi di Siena.

Avevamo ragione tempo fa ad affacciare tale ipotesi, qualche tempo lo ha confermato la ricostruzione del suo volto ad opera di Stefano Ricci dell’Università degli Studi di Siena. L’uomo di Grotta Paglicci probabilmente era di origini Africane.

Secondo gli scienziati, circa 200.000 anni fa nasceva in una zona ristretta dell’Africa un uomo differente, dall’intelligenza superiore e da una praticità stilistica e di adattamento fuori dal comune. Si tratta del Sapiens, che nel giro di circa 160.000 anni ha rimpiazzato in tutto il mondo l’ormai obsoleto Homo Neanderthalensis.

E’ accaduto anche in Italia, dove la nuova specie si è stabilita principalmente in 7 aree:

  • Grotta Paglicci a Rignano Garganico;
  • Grotta delle Veneri a Parabita e giacimento di Samari a Gallipoli, i due siti leccesi;
  • Caverna delle Arene Candide a Finale Ligure e Grotta dei Balzi Rossi a Ventimiglia (Liguria);
  • Grotta del Romito a Papasidero (Calabria);
  • Grotta Ticchiara e Sant’Angelo Muxaro ad Agrigento (Sicilia).

Questa affascinante teoria, come ha spiegato Stefano Ricci dell’Università degli Studi di Siena in un suo recentissimo sopralluogo presso la Mostra-Museo di Grotta Paglicci a Rignano, parla di 7 mamme progenitrici, che dall’Africa si sono spostate in Europa e diffuse nel globo terrestre. Dall’analisi del Dna mitocondriale, che si trova nel cosiddetto Mitocondrio cellulare (vera e propria centrale energetica degli organismi viventi), si è scoperto che l’attuale razza europea non è più antica di 45.000 anni.

A tale conclusione sono giunti qualche tempo fa i ricercatori del Centro romano di Antropologia molecolare per lo studio del Dna antico, guidato da Olga Rickards, scienziata di fama internazionale.

La Rickards ha messo in piedi, assieme al suo team di esperti, una sorta di macchina del tempo, che analizza il Dna più arcaico. E’ grazie a questo Centro (ma anche a quelli di Pisa e Firenze) che si è potuto stabilire con certezza che non c’è alcun legame tra l’Homo di Neanderthal, che visse anche a Paglicci, e l’Homo Sapiens, di cui sono stati rinvenuti due scheletri umani interi nella grotta rignanese (un giovinetto di 11-12 anni, vissuto 23-24.000 anni fa, e una ragazza di 18-21 anni, deceduta 24-25.000). In più, la donna che abitava l’antro di Paglicci è stata certamente la madre evolutiva di tanti Homo Sapiens, che hanno poi colonizzato il Meridione, il Centro e il Settentrione italico. Parlare, però, di una razza nata in loco non è, secondo questa ultima teoria, una dichiarazione esatta.

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